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Paesaggioterapia

Negli ultimi tempi la definisco così.
Ho messo a fuoco il fatto che quando sono all'aria aperta, l'angoscia esistenziale si allevia. Non dico che scompaia, ma assume una colorazione più positiva o quantomeno sensata, che suppongo derivi dalla sensazione di congiunzione con il mondo, la natura e l'universo, dalla giustificazione "biologica" della mia esistenza all'interno di un sistema che dà l'impressione di essere ben strutturato e funzionante... cioè la scienza (biologia, fisica, ...) dà l'idea che "sa il fatto suo", e mi ci affido e abbandono come un bambino a un genitore.
Chissà se mi spiego.

Dato che sono appassionata di geografia, sto approfondendo il tema del cosiddetto "paesaggio", che è definito come lo scenario esterno in cui è inserito un osservatore. E il tema della cosiddetta "outdoor education", che riconosce nell'educazione all'aperto influenze positive sul benessere della persona dal contatto con l'ambiente naturale.
Anche l'architettura del paesaggio, la psicologia ambientale, la geografia culturale, la sociologia del territorio, la filosofia del paesaggio (...) toccano questi ambiti.

Può essere che la frequentazione del paesaggio alleviasse anche le pene esistenziali di Leopardi nell'Infinito? (e il naufragar m'è dolce in questo mare)

Ma suppongo e anche constato che l'immersione nel paesaggio ad alcune persone dà effetti positivi, mentre ad altre non dà un effetto particolare di benessere piuttosto che altre situazioni o attività.

A voi c'è qualcosa che allevia la cupezza dello stato d'animo dei pensieri sul male di vivere? Che vi solleva anche di poco? O vale più che altro il discorso della distrazione, ovvero come dicono alcuni psicologi che è il fatto di "spegnere il cervello" che aiuta a sopportare (censurare?) i pensieri della depressione esistenziale?

Nothing really matters to me - Anyway the wind blows