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Male fisico

Il dolore cronico e quello acuto di tipo fisico in che modo possono influire/scatenare uno stato di depressione esistenziale? Possono anche intrecciarsi/alimentarsi a vicenda?

Io penso che in una situazione di dolore acuto o nella fase iniziale di un dolore cronico, sia più attiva la capacità di visualizzare il momento in cui il dolore potrebbe cessare, in uno stato di disperazione mista a ottimismo. Mentre in una situazione in cui si prende coscienza che il dolore è di tipo cronico e non cesserà, penso che subentrino sentimenti più di rassegnazione e pessimismo. Forse si matura un dolore esistenziale basato su cause fisiche, e si è portati a ritenere che quelli che provano il male di vivere a livello solo mentale siano persone superficiali, che non danno il giusto valore alle cose.

Sono ipotesi basate su mie personali esperienze di dolore acuto, ma non cronico, nelle quali forse la riflessione per la condizione intrinseca dolorosa della vita è stata sopraffatta da pensieri più intensi contingenti derivati dall'istinto di sopravvivenza, che ha rimescolato l'ordine di priorità dei pensieri, mettendo prima quelli utili a superare i pericoli di vita imminenti e dopo quelli che non generano un immediato pericolo di vita "biologico", ma eventualmente "solo" uno stato di sopravvivenza depressa.
Probabilmente è normale così, l'istinto agisce prima per salvarci dal pericolo di vita che da quello di insoddisfazione.

Anche in questo caso, come in altri, sembra che la distrazione dal pensiero del male di vivere funzioni da "cura" per esso, modalità di azione che continua a non soddisfarmi in un ideale percorso verso la sua mitigazione 🙄 

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